Quelli che… hanno solo 1 mese di ferie estive

In questi giorni ho letto un sacco pro e contro (piu’ contro a dire il vero) sull’idea di modificare la durata della vacanze estive ad un solo mese.

orologio fao nyNon voglio schierarmi perchè sono sicura che solleverei un vespaio, quello che posso fare è raccontarvi come funziona qui a Zurigo dove abbiamo solo 5 settimane di vacanze estive e quali sono le condizioni che permettono che questo tipo di organizzazione funzioni al meglio.

Come da premessa ( non so se sono stata chiara 😉 )noi abbiamo solo 5 settimane di vacanza in estate (tutte le scuole a tutti i livelli, eccezione alcuna). Quest’anno per esempio la scuola terminerà il 15 luglio e ricomincerà il 19 agosto.

Per tutto il periodo scolastico i bambini/ragazzi fanno lezione. Hanno cioè un programma didattico da seguire e il fatto che ci siano -20 gradi o 40 gradi non importa:  il programma viene comunque portato aventi. Per spiegarmi: non è perchè in classe fa freddo o caldo che le insegnanti smettono di fare lezione e si trasformano in animatori. Il programma è quello a prescindere dal tempo atmosferico. Per chi argomenta: ma da noi ci sono 40 gradi d’estate, rispondo che da noi ci sono -15/-17 d’inverno e che l’anno scorso a febbraio le maestre hanno invitato i genitori a vestire piu’ pesantemente gli alunni (con pantaloni imbottiti, calzamaglia e doppi golf) perchè nelle aule faceva freddo a causa del cattivo isolamento (incredibile vero?). La morale è: prima di pensare (o nel mentre si pensa) a riorganizzare l’orario scolastico, sarebbe meglio investire in ristrutturazioni, garantendo cosi’ una migliore qualità di vita ad insegnanti ed alunni. Che è brutto vedere un alunno congelato o lesso 😉

Se è vero che le vacanze estive durano 5 settimane è vero anche che durante l’anno noi abbiamo tante settimane di vacanza ben cadenzate, in modo che non siano 2/3 giorni una tantum e random (che non servono certo a recuperare energie sia agli alunni che agli insegnanti), ma 2 settimane circa ogni 2 mesi. In questo modo durante i periodi di lezione si è tutti molto concentrati sul programma da svolgere e durante le vacanze si ha modo di ricaricarsi (2 settimane sono piu’ che sufficienti) e riprendere con slancio. Noi per esempio iniziamo ad agosto, ma poi ci fermiamo 2 settimane ad ottobre, 2 a dicembre, 2 a febbraio, 2 aprile/maggio per tirare fino a luglio. Per alcune festività abbiamo un weekend lungo, ma tutto qui. Questo vuol dire sicuramente una riorganizzazione del programma didattico, ma anche garantire ai genitori che lavorano (e che non possono prendere tutte queste ferie) una copertura. E qui cosa fanno? Le insegnanti durante le varie ferie sono in vacanza, ma la scuola garantisce (a pagamento) degli animatori che coprano lo stesso orario all’interno della medesima struttura. Questo vuol dire che i genitori non devono correre di qua e di là a cercare centri che accolgano i loro figli, semplicemente li portano a scuola dove la giornata viene impostata con giochi e momenti di relax, con ritmi molto tranquilli e con attività particolari in base alla stagione (gite nei boschi, pattinaggio, piscina, teatro, visite ai musei…). Inoltre durante il periodo delle varie ferie i genitori hanno di norma orari agevolati per venire incontro alle esigenze delle famiglie.
La morale è: piu’ ferie spezzettate invece che una sola lunga, ma che questa organizzazione non debba ricadere poi sulle spalle dei genitori e degli insegnanti, pensando per tempo a coperture ad hoc.

La domanda che mi viene spesso posta è: ma i bimbi alla fine dell’anno saranno stravolti con cosi’ poche vacanze? Devo dire che all’inizio noi abbiamo un po’ faticato a prendere il ritmo (non si faceva in tempo ad iniziare che già c’erano vacanze) ma questo sia  perchè PF  arrivava da un’organizzazione scolastica ben diversa sia perchè per lui era ad ogni rientro un nuovo reinserimento nel gruppo (essendo nuovo e non conoscendo la lingua). Malgrado cio’ non siamo arrivati (cosi’ come gli altri bambini anche piu’ grandi di PF) alle vacanze estive distrutti  e siamo riusciti in 5 settimane a recuperare le energie con una gran voglia di riprendere e reincontrare i compagni di scuola e le maestre. Uno stacco sufficiente a riposare ma che ha permesso a PF di non perdere le nozioni acquisite e ai bimbi grandi di non essere sommersi di compiti.

E il programma scolastico risente di questo tipo di organizzazione? Il programma è diverso rispetto a quello italiano sotto molti aspetti sia di tempistica (da noi la scuola primaria inizia a 7 anni per esempio) sia di contenuto che di metodologia. Posso solo dirvi che a fine delle medie i ragazzi parlano 3 lingue fluentemente (tedesco, inglese, francese) ed hanno un buon bagaglio di conoscenze che reputo paragonabile a quello italiano.

E le maestre? Come vi dicevo l’organizzazione didattica, oraria e scolastica è diversa. Non è solo questione di modificare gli orari, ma per rendere efficiente il sistema è necessario anche cambiare in generale impostazione sia all’interno della scuola sia a livello di società.

Nella scuola posso dirvi che le nostre classi sono numericamente piu’ piccole, vi sono 2 insegnanti che si alternano durante la settimana; i materiali scolastici sono abbondanti e forniti dalla scuola; i rientri pomeridiani (parlo di quelli obbligatori con lo svolgimento del programma scolastico, perchè il doposcuola a pagamento c’è sempre) aumentano in base all’età; vi sono molti laboratori (dal cucito alla falegnameria) e attività settimanali esterne alla scuola (nuoto, pattinaggio, sci…) che si alternano alle attività in classe; molte scuole (tra cui quelle del nostro paese) hanno classi disomogenee (bimbi di 7-8-9 anni sono nella stessa classe e cosi’ via…)…

A livello piu’ generale posso dirvi che gli insegnanti hanno una buona retribuzione cosi’ come gli educatori che si occupano del doposcuola; sono previste ore di formazione retribuite e di norma all’interno dell’orario scolastico; vi sono logopedisti, psicomotricisti, psicologi e altri professionisti che supportano insegnanti ed alunni (tutto a carico della scuola o dello stato) durante l’orario scolastico ed esternamente; è prevista una valutazione dell’operato degli insegnanti con questionari (anonimi) per genitori ed alunni che vengono presi molto seriamente dal distretto scolastico…

Anche a livello sociale ci sono molte diversità rispetto al “sistema italiano”: agevolazioni alle famiglie sugli orari di lavoro (in caso di necessità); l’obbligatorietà scolastica è un dogma non solo nel senso che la scuola è obbligatoria per tutti, ma che le assenze per motivi non di salute (sono previsti solo 2 giorni all’anno per motivi che non riguardano la malattia) non sono permesse (non posso cioè prendere mio figlio e fargli fare un bel ponte di 5 giorni per portarlo dai nonni!); si va scuola con qualunque tempo (se nevica 40 cm la scuola è aperta con insegnanti presenti e le assenze non sono giustificate) e questo perchè non solo ci sono scuole in ogni quartiere ma anche perchè la manutenzione alle scuole (e la pulizia delle strade) è garantita…

Insomma la morale di questo post è che non è solo questione di cambiare l’orario scolastico, ma di cambiare un intero sistema organizzativo, sociale e mentale. La questione reale quindi è: se si è intenzionati davvero a percorre questa strada (non necessariamente seguendo l’organizzazione che vi ho presentato), si è disposti a farlo fino in fondo? Si è veramente pronti (da tutti i punti di vista) ad un cambiamento profondo che possa garantire un nuovo sistema efficiente e valido per tutti?

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27 commenti

  1. Eh beh che meraviglia!
    Ma comè che tutti si organizzano meglio di noi?
    Speriamo che lo stato italiano si metta in testa che una riorganizzazione intelligente ci vuole in toto proprio come dici tu, la cosa che mi ha colpito di più comunque è che alla fine delle scuole media i bambini parlano bene 3 lingue, qui temo avremo difficoltà su una, non parliamo poi dell’inglese su cui le maestre fanno qeulla che possono con le conoscenze che hanno (ovviamente ci vorrebbero insegnanti madrelingua e più ore settimanali ma non c’è verso…).

    1. Non siamo ancora entrati nella fase “imparo altre lingue” dato che si inizia dalla seconda elementare e sono molto curiosa di capire che metodo usano per impararne cosi’ tante e bene. Con il tempo vi aggiornero’ meglio!! 😀

  2. Apprezzo tantissimo questa tuo post che io trasformerei in articolo. Perchè di articoli conditi delle solite polemiche se ne leggono tanti ma il vero problema è arrivare a cambiare forma mentis – e politica, aggiungerei.
    Non ci trovo nulla di stravolgente nell’organizzazione scolastica come la descrivi tu (5 settimane di vacanze, che non sono poche! e due settimane ogni tot di tempo) anzi sono una sostenitrice convinta del cambiamento: le abitudini ci appiattiscono!
    Il problema è un altro: non ci sono scuole abbastanza, non si assumono insegnanti e presidi (l’accorpamento degli istituti ne è l’esempio), gli insegnanti non vengono aggiornati con corsi di formazione (e la scuola ne risente: un’insegnante diplomata 15 anni fa e non più formata non è all’altezza delle nuove situazioni che si vengono a creare e questo genera attrito tra insegnanti/bambini, insegnanti/genitori a scapito di tutti), non si svolgono altre interessanti attività se non quelle curricolari (sport, teatro, cucito, falegnameria, condurre un orto….), non si offrono orari diversi dalle 40 ore (altri orari sono solo sulla carta e li trovi nei piccoli paesi) e le scuole cadano a pezzi oltre alle politiche sul lavoro che non consento alle mamme di essere anche ottime lavoratrici e la maternità è un ostacolo al lavoro emalla carriera.
    Parlo per esperienza personale, Paola e ti confermo che, se avessi vicino una scuola “alternativa ” (come vengono a torto chiamate le scuole montessoriane e steineriane), non avrei dubbi, non perchè lì sono certa di incontrare insegnanti migliori ( gli insegnanti sono persone e come tali soggette a milla sfacettature) ma perchè in queste scuole tutto quello che dici tu è la normalità.
    Ma è giusto che un Paese risparmi sulla scuola in toto e non la consideri come un tesoretto per il futuro? E’ giusto che solo chi puo’ pagarsela usufruisca di una scuola di serie A?
    alessandra

    1. No, non è giusto! Non so dirti se qui la scuola sia sempre stata cosi’ o se si è trasformata negli anni. Di certo è che hanno i soldi e li investono anche nella scuola. E non è poco!
      Quello che mi ha colpito di piu’ (a parte le varie attività) sono le ore di aggiornamento destinate agli insegnanti: pagate e durante l’orario di lavoro. Un sogno!
      Come dicevo anche nel post, secondo me non è solo questione di cambiare l’orario ma di investire in tutto il sistema, strutture comprese.

  3. Che dire, è segno di civiltà, non tanto per la distribuzione delle ferie durante l’anno ma per il fatto che viene garantita un’assistenza costante ai bambini anche durante i periodi di ferie, seppur a pagamento, senza obbligare i genitori a ricorrere disperati a nonni, zii, centri estivi con liste d’accesso e animatori sconosciuti e magari non troppo qualificati ecc.
    Io poi, come libera professionista, NON ho ferie, ME LE PRENDO, ma più di due settimane di seguito (e al massimo tre giorni a Natale e due a Carnevale) è un suicidio professionale, quindi la problematica mi tocca tantissimo.
    Se non avessi una nonna ancora giovane ma casalinga sarei..no so, dove sarei??

  4. Ciao Paola,
    È veramente interessante il tuo articolo anche se ho le mie perplessitá.
    Ad esempio la scuola materna è aperta fino alle ore 12. Dopo di che bisogna rivolgersi al dopo scuola a pagamento (hort) che non è nella scuola. I bambini devono arrivarci a piedi da soli (o in gruppo, comunque senza un adulto che li accompagni).
    Sono perô incuriosita dal questionario per adulti e bambini, avresti un esempio da mostrarci? Vorrei proporlo alla classe di mio figlio. (2 elementare)

    1. Non penso che questo sia il sistema ottimale. L’hort a pagamento è il meno (visto che in Italia dovevo comunque pagare o il doposcuola o la baby sitter :-C). Ci sono altre cose in cui pero’ non mi ritrovo come l’inizio del ciclo scolastico solo a 5 anni, lo sbarramento alle medei o il ruolo dei genitori all’interno del sistema scolastico (in questo caso l’Italia ha solo da insegnare)… Insomma c’è da lavorare anche qui 😉
      Del questionario dell’anno scorso non ho tenuto una copia, ma dovrebbe arrivarci in primavera. Appena l’ho in mano ne faccio una copia e lo condivido:-D

  5. Conosco quel che racconti perchè l’ho visto quando abbiamo seguito mio marito e ce l’hanno raccontato i suoi colleghi. E’ così nel nord Europa (in Germania addirittura nella sede della stessa multinazionale per cui lavora mio marito i suoi colleghi posson tenere i figli in ufficio se abbastanza grandi da starsene in un angolo della scrivania a fare i compiti o i fatti loro senza disturbare, a Milano, la sua sede italiana, nessun “esterno” può varcare la soglia dello stabile per motivi assicurativi, inoltre la mentalità è molto diversa, figurati se puoi portarci i figli!!!), ma anche altrove. Qaundo siamo in California vediamo i ragazzini tornare a scuola in agosto. Il punto è che da un lato chi non conosce questa realtà, questo tipo di organizzazione alternativa che non riduce ma redistribuisce le vacanze (identiche sommando tutto, abbiamo fatto il conto con i colleghi tedeschi) non è in grado di valutarla, dall’altro significherebbe un cambio di mentalità. Certo il clima secondo me andrebbe considerato, magari per le vacanze estive non 5 ma 6 o 7 settimane da giugno quando fa caldissimo a fine luglio, ma poi forse sarebbe una buona occasione. Sul non permettere ferie non mi piace la rigidità tedesca: almeno alle elelmentari fare il ponte coi nonni dovrebbe esser concepibile, son bambini in fondo e i nonni non durano per sempre (detto questo, io non ho nonni che possano/vogliano portarmi la figlia in vacanza, lo dico con una certa invidia per chi invece li ha). Leggevo un articolo sul fatto che per esempio non puoi licenziarti dal ruolo di insegnante, quando hai il posto è a vita in quanto funzinoario statale (non ricordo dove l’ho letto…si parlava di un docente che aveva rinunciato per sentirsi libero di cambiare scuola/università se avesse voluto).

    Un po’ di apertura, almeno la curiosità di conoscere le alternative, ma anche la volontà di proporne di serie, non fare delle sparate e basta, comunque non guasterebbero.

    1. Anche qui i bimbi possono stare in ufficio con i genitori. Mio marito mi raccontava che in alcuni meeting c’erano i figli tredicenni di alcuni colleghi che seguivano interessati l’incontro 😀
      Il fatto di non poter prendere permessi durante l’anno se da una parte da’ valore al ruolo della scuola (non è un gioco e quindi va presa seriamente e non si sta a casa quando si vuole) dall’altro risulta asfissiante. Troppa rigità “stroppia” :-S
      Sul fatto del lincenziamento non so dirti: una delle maestre dell’anno scorso si è licenziata perchè non riusciva a stare dietro alla famiglia (le era nato da poco il terzo figlio) e mi dicevano che anni prima avevano mandato via una maestra perchè avevano avuto dei problemi (non so dirti di che tipo pero’)…

      Il cambiamento fa sempre paura (lo vedo anche qui) e la cattiva informazione, unita a proposte buttate li’, certo non aiuta. E’ una questione complessa e deve essere affrontata in blocco. Se si vuole puntare sulla scuola e la famiglia occorrono proposte serie, valide e globali.

      1. Sì anche i figli del collega di mio marito erano di quell’età. Uno ha pazientemente letto in inglese a mia figlia un lungo libro sui dinosauri la sera che siamo stati a cena da loro 🙂
        E la figlia come terza lingua studiava italiano e lo parlava, a fatica, ma si sforzava un sacco.
        Ecco a me queste cose piacciono un sacco, ma poi come dici tu troppa rigidità stroppia e lo vedi nel lavoro che in fondo in fondo poi per certe cose hanno bisogno della “fantasia” degli italiani, della nostra capacità di improvvisare e uscire da schemi rigidi. L’ottimo sarebbe “ibridarsi” a vicenda.

        A me della Germania, quando ci siamo stati per un po’, è piaciuto quasi tutto, anzi non mi aspettavo che mi piacesse così tanto, ma non sono rimasta abbastanza da scontrarmi con le rigidità, le ho solo intraviste. Ma alcune cose no: come le sigarette al supermercato nel posto dove da noi ci sono le caramelle, alle casse, o i sacchetti di plastica, o altre piccole cose che incredibilmente sono migliori in ITalia 🙂 (come direbbe Fonzie: ehi! :)) )

        Ho ritrovato il link: http://www.lastampa.it/2013/01/22/esteri/il-prof-tedesco-rinuncio-al-posto-a-vita-preferisco-essere-libero-di-cambiare-5eDjD1bg76OXAdRtcEcyNP/pagina.html torna con quanto dici: licenziare si può, come andarsene del tutto. E poi non so se in Svizzera funziona esattamente come in Germania. ciao!

  6. Ciao!Da insegnante di scuola dell’infanzia comprendo le difficoltà dei genitori nella gestione dei figli in un periodo lungo come quello delle vacanze estive e l’organizzazione svizzera non mi sembra da escludere a priori. Resta però il fatto che in Italia i soldi destinati alla scuola pubblica son sempre meno e considerati i tagli continui un’organizzazione tipo Svizzera sarebbe difficile SE non cambia la mentalità in maniera totale. Sarebbe necessaria una rivoluzione del sistema scolastico, ma temo che non arriverà…almeno per ora!

  7. Sinceramente penso che sarebbe meglio avere più settimane di vacanze durante l’anno anzichè concentrarle tutte in estate, anche perchè ormai fare 3 mesi ininterrottamente di mare è un lusso raro da potersi permettere, mentre uno stop per riposarsi, svagarsi e riprendersi durante l’anno sarebbe salutare e necessario. Quindi non prendo con particolare odio la nuova idea presentata in Italia, ma mi auguro che seguano dei miglioramenti a tutto tondo, proprio prendendo a modello il sistema del nord europa che sembra funzionare molto meglio. Voglio vederci un segnale di cambiamento in positivo…..

  8. Le vacanze cosi lunghe sono nate con uno scopo ovvero quello di aiutare i genitori nel lavoro dei campi ma ora non sussistono più questi presupposti e con una organizzazione xome quella svizzera si andrebbe meglio secondo me…peccato peró che siamo in Italia e qui se le cose si fanno lo si fanno solo a metà…

  9. Da ciò che leggo mi sembra organizzata in modo molto intelligente la scuola. 2 settimane di vacanza ogni 2 mesi è il tempo utile per rigenerarsi. La scuola italiana funziona ancora come 40 anni fà, se non peggio. Hanno dei metodi di insegnamento obsoleti e dopo 11 o 12 anni di scuola obbligatoria non sai nemmeno dire/capire una frase in inglese. E’ possibile che per avere un alto livello di istruzione qui si debba pagare? E chi non può permetterselo si deve accontentare…

    1. Non escludiamo un giorno di tornare. Per il momento abbiamo pianificato la nostra vita qui… Chissà! La vita è imprevedibile 🙂

  10. Il tuo post è molto interessante, in quanto apre una finestra su un modo altro di concepire la scuola.
    Non credo che esista un eldorado da qualche parte, ma sono convinta che in Italia la situazione scolastica sia molto degradata da anni di riforme solo di facciata e tagli continui.
    Personalmente credo che il sistema scolastico dovrebbe stare all’apice delle priorità di un paese, perché significa investire nei giovani e nel futuro. Ma l’Italia riuscirà mai ad avere una simile mentalità?
    A presto!
    🙂

    1. Spero proprio che la voglia di cambiare che sento nell’aria possa essere una spinta e uno stimolo per investire sulle nuove generazioni. Speriamo!! Voglio crederci!

  11. Premesso che purtroppo sono una ragazza critica sempre, avendo due figli in età scolare in Svizzera e uno da asilo nido riporto qualche mia riflessione. La differenza più grande è nel numero di alunni per insegnante, ho assistito personalmente a lezioni in cui gli alunni erano cinque! Cioè su 20, mezza classe era con un’insegnante e mezza con l’altra, e su dieci cinque erano con il pedagogista per recuperare metematica e cinque con l’insegnante in carica. Da non credere, ovviamente questo si ripercuote sulla calma e sulla tranquillità che si aggiungono al temperamento nordico e per i bambini tutto cio’ è solo un bene. Per avere cosi’ tanto personale bisogna investire denaro e considerare il lavoro dell’insegnante e della scuola come prioritario per la crescita generale del bambino (umana, culturale, sociale, affettiva), quest’idea in Italia sembra a volte mancare. Riguardo alle lingue è vero che M. sta imparando tre lingue, tedesco, inglese e francese e che cantando parecchio (una volta alla settimana almeno) cercano di farlo in tutte le lingue. E. che è in seconda e non studia ancora francese, a Natale ha imparato per un concerto canzoni in portoghese, italiano, francese, spagnolo ecc. Direi quindi che studiano più le lingue e la matematica rispetto alla scuola italiana, però per noi che abbiamo “geneticamente” inseriti nel DNA anni di cultura e arte e poesia, la parte umanistica è più carente. Un altro punto che mi ha stupito è l’assenza dei bambini portatori di handicap in classe, non ci sono insegnanti di sostegno ma pedagogisti per chi fa più fatica, ma non ci sono bambini con handicap. Inizialmente mi è sembrata solo una ghettizzazione, ora da quando ho visto le scuole che frequentano (con un rapporto insegnanti-alunni di quasi 1 a 1), non ho cambiato idea ma diciamo che sono pensierosa, gli Svizzeri i soldi li hanno utilizzati cosi’, chi ne ha tratto vantaggio?
    La considerazione sul piccolino, che ha tre anni, è che i costi dell’asilo fino a cinque anni sono veramente eccessivi, per fortuna lui andrà all’asilo a quattro anni (ci sono leggi di avvicinamento alle età di ingresso scolastico degli altri paesi europei), ma fino ad allora è tutto a carico della famiglia e detraibile solo in caso di lavoro materno! Qualcosa non mi quadra…..
    Ma PF ha iniziato la prima elementare? E come si trova? ciao

    1. Il problema dell’asilo (krippe) a mio avviso è davvero grosso: possibile che non possano pensare a nulla di pubblico o semipubblico. Ritengo che parte sia dovuto alla filosofia pedagogica di fondo, ma non penso ci sia solo quello. Le mamme svizzeri mi dicono che comunque, avendo garantito poi il ritorno al lavoro, non è un gran problema “godersi” i bimbi per quegli anni… ma non mi convince pero’ molto questo ragionamento!
      Sulla questione dei bimbi con handicap non so dirti: in classe di Ale l’anno scorso c’era un bimbo con un forte ritardo cognitivo e quest’anno (nell’altra classe) c’è un bimbo con sindrome di down; entrambi seguiti da un’insegnante esterna. Non so dirti come funziona poi nella primaria. Quando ho chiesto alle mamme mi hanno detto che esistono scuole speciali, ma poi non mi hanno spiegato in cosa consistono e come sono organizzate.
      Il numero di bimbi per classe è di sicuro un gran vantaggio. Figurati che durante i rientri pomeridiani la maestra di Ale deve seguire solo 6 alunni! E vorrei vedere se non riesce a gestirli e a completare il programma??!! 😉
      Sullo studio delle lingue sono davvero curiosa… scopriremo strada facendo!!
      Sulla cultura umanistica sono d’accordo con te (per quel che posso vedere).
      Ale è al Secondo KG; stiamo espletando adesso le pratiche per l’ingresso alla primaria di agosto. Siamo contenti della scelta di fargli seguire il percorso scolastico dei suoi compagni: ha acquisito una buona padronanza della lingua e si è creato un bel gruppo di amici che poi porterà alle elementari; inoltre le maestre lo stanno seguendo in un percorso personalizzato adeguato alle sue conoscenze generali. Insomma ero dubbiosa sulla scelta, ma ora ne vedo i buoni risultati.
      Dobbiamo assolutamente incontrarci per fare una bella chiacchierata!! 😀

  12. “La morale di questo post è che non è solo questione di cambiare l’orario scolastico, ma di cambiare un intero sistema organizzativo, sociale e mentale. […] si è disposti a farlo fino in fondo? Si è veramente pronti (da tutti i punti di vista) ad un cambiamento profondo che possa garantire un nuovo sistema efficiente e valido per tutti?”
    Parole sante. Hai raccontato un mondo che qui è solo nei miei sogni. Qui si è deciso di non investire più nella scuola. Non si investe più né da un punto di vista economico né emotivo. Si parla della scuola sempre e solo in senso negativo. La si vede e la si cita sempre e solo in senso negativo. Eppure la scuola dovrebbe essere al centro dell’interesse della politica, delle istituzioni, sì certo, ma anche al centro dell’interesse dei genitori e degli alunni. E degli insegnanti.
    Qui, della scuola ci si interessa poco o niente.
    Quindi: studenti ammassati in 30 dentro a classi da 20 dalle 8 alle 13.30; genitori che tengono a casa i pargoli per ogni nonnulla (comprese le settimane bianche, con o senza ponti scolastici); scuole chiuse per neve perché nessuno spazzaneve è passato a pulire le strade e/o i marciapiedi; nessun laboratorio di attività manuali: mancano i soldi per spazi, attrezzature e tutto il resto; studenti che passano pomeriggi davanti a TV/facebook/playstation, che non leggono libri, che non esprimono pensieri più profondi di “ciao raga! *faccina*” perché nessuno più li ascolta (tranne forse la scuola, ma per loro è troppo poco, e hanno ragione); insegnanti costretti a lavorare in condizioni nemmeno vagamente dignitose, riciclandosi di volta in volta in surrogato di genitori assenti, psicologi, ascoltatori, imbianchini delle aule; insegnanti insofferenti a tutto che transitano per la scuola attendendo la pensione, sempre più lontana; dirigenti invisibili, insensibili, incredibilmente lontani dalla realtà che dovrebbero *dirigere*.
    Poi qualche nota positiva: qui gli alunni più deboli sono insieme agli *altri*. C’è chi continua a vederli come un problema, per tanti invece sono una risorsa.
    Qui gli insegnanti, quelli bravi (e sono tanti) si rimboccano le maniche e si alzano alla mattina con rinnovata passione per il loro lavoro e cercano di trasmetterla ai loro 30 alunni ammassati nella classe da 20. Sono gli insegnanti che ce la fanno, dopo avere letto il tuo post, a resistere alla voglia di emigrare dalle tue parti, perché di loro c’è bisogno qui. In questo Paese. Per fare insieme ai loro studenti, ai loro genitori, ai dirigenti illuminati e ai colleghi volonterosi una scuola migliore. 🙂
    Un abbraccio,
    Monica

    1. Mi piacciono le tue parole perchè trasmettono voglia di fare, di migliorare e migliorarsi, di rimboccarsi le maniche (piu’ di quello che già si fa che è comunque tanto!)! 😀 Ho lavorato per anni nella scuola italiana e conosco tanti, tantissimi, moltissimi insegnanti validi che fanno la differenza, che credono in quel che fanno ogni giorno, ogni ora di scuola. Io credo in loro e nella scuola italiana e spero che questo periodo, non certo positivo da tanti punti di vista, possa trasformarsi in un’opportunita’!

  13. Ciao, uhhh come mi tocca questo articolo!! Ho un bambino in prima classe della scuola primaria pubblica. È una scuola piccola(le 5 classi solo una sezione tot bambini 85), quindi in classe sono in 20 (la classe più numerosa), ad esempio in 4 sono in 14. La mattina, prima di cominciare le lezioni si ritrovano tutti insieme e cantano una canzone fanno degli assaggi (4incontri) laboratori di pittura, bricolage, modellaggio, falegnameria e cucito, teatro (da ottobre a dicembre con contributo di noi genitori) da gennaio a maggio stanno facendo canto corale, dovrebbero fare informatica ma siccome non hanno compresenza non possono suddividere la classe e quindi non lo faranno. Arriviamo quindi al punto dolente i taglia alla scuola..assurdo che non solo non si investa nei bambini ma pure si taglia!!!! Quando una maestra è assente i bambini vengono divisi nelle classi..che noia! Per mio figlio vuol dire andare in 2/3/4/5. Hanno poco materiale a disposizione e sicuramente non ci sono logopedista, psicopedagogista o altri specialisti esterni se non una tantum o con contributo dei genitori. Per fortuna ancora ci sono le insegnanti di sostegno ma mancano i facilitatori linguistici e i mediatori culturali. Per quanto riguarda le vacanze anche io preferirei un’organizzazione come quella che descrivi tu. Permetterebbe ai bambini di ricaricarsi. Ultima cosa: anche dove abito io provincia di Monza e Brianza i comuni mettono a disposizione centri invernali estivi durante le vacanze, svolti a scuola e gestiti da educatori provenienti da cooperative.
    Grazie per lo spunto di riflessione

    1. Mi piace la tua scuola 😀
      Il problema ritengo stia proprio negli investimenti (prima di tutto economici e piu’ in generale a livello di politiche sociali) che permettono agli inseganti di lavorare al meglio e ai genitori di poter vivere piu’ tranquillamente (cosa che poi si ripercuote sulla vita dei figli)… Come dicevo: serve un investimento globale.

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