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Venerdi’ del libro: “La ragazza che sognava Che Guevara”

“Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”
Mahatma Gandhi

Oggi voglio proporvi un libro che non so nemmeno io come presentarvi…

Ho preso questo libro perchè mi ha attirato il titolo, ma sinceramente non c’entra niente con la trama

Ho letto questo libro tutto di un fiato, ma non so se perchè ero piu’ curiosa di come andasse a finire la storia della protagonista o di che messaggio volesse dare l’autrice

Ho riflettuto parecchio su cosa mi ha lasciato, ma non so dirvi se perchè a tratti è talmente duro da scioccare o perchè l’autrice abbia colto veramente nel profondo dei sentimenti

E’ da giorni che mi rigiro tra le mani questo libro cercando di dargli un giudizio. A volte penso che sia un libro forte e necessario, altre che sia troppo romanzato e a tratti forzato…

Sono un po’ confusa. Cosi’ per togliermi d’impiccio mi sono detta: “Beh, lo propongo al Venerdi’ del Libro”, magari qualcuno mi aiuterà a chiarirmi le idee” 😀

E cosi’ oggi vi propongo:

La ragazza che sognava Che Guevara” – Tessa Bridal

Le porte del mio passato sembravano chiuse per sempre e da qualche parte, dietro a esse, c’era Marco nella sua solitaria reclusione, ignaro del fatto che fuggire e lasciarlo fosse stata la decisione piu’ difficile della mia vita. I ricordi erano l’unica cosa che mi desse la forza di alzarmi al mattino e riprendere gli sforzi per liberarlo. Facevo la spola tra Londra e Parigi, mantenendomi con traduzioni dallo spagnolo e qualche lavoretto d’ufficio. I miei visti venivano rinnovati grazie all’aiuto di persone che spesso non conoscevo e che non avevano mai assistito a torture o subito persecuzioni politiche, ma che appartenevano al numero di coloro che, come aveva detto una volta Che Guevara, non riuscivano a trovare pace se qualcuno, in qualunque parte del mondo, subiva un’ingiustizia.

Attendo lumi su questo libro e i vostri preziosi suggerimenti 😀 Ecoli:

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L’astuccio creativo di Mamma Daniela

Seguo il blog di Daniela, la Scuola in Soffitta, già da un po’. Mi piacciono i suoi post, le sue riflessioni, le sue idee e le sue proposte. Mi piace quando racconta delle sue esperienze. Mi mette voglia di fare, di provare.  Da quando mi sono messa in testa di organizzare una homeschooling  in italiano per PF, la  seguo ancora piu’ avidamente. Si è capito che mi piace un sacco il blog di Daniela? Eh? 😀

Qualche settimana fa ricevo una sua mail. Mi mostra il magnifico astuccio fatto da lei e pensato per il suo bimbo, per fare in modo che possa usare tanti colori e non i soliti 12 che i normali astucci contengono. Daniela mi spiega come realizzarlo e perchè l’ha creato.  Vorrei condividere con voi tutto questo.

Io l’ho chiamato astuccio creativo sia perchè è fatto a mano da Daniela sia perchè è tutto ricicloso sia perchè è pensato per stimolare  la creatività dei bimbi, liberi di scegliere tanti tanti tanti colori. Insomma un astuccio davvero speciale 😀

Lascio, allora, la parola a Daniela:

Sono mamma di due bambini (6 e 2 anni), vivo a Milano. Il blog “la Scuola in Soffitta” è nato a ottobre 2010, esattamente due settimane dopo l’inizio della prima elementare di mio figlio. Il primo giorno di scuola il Dirigente Scolastico ha raccolto bambini e genitori in cortile prima di chiamare la formazione delle classi e ha fatto un annuncio: “Avete presente il progetto formativo che vi abbiamo consegnato? Dimenticatelo! Purtroppo i tagli alla scuola pubblica hanno reso impossibile la realizzazione del programma: faremo il possibile.”

Da quel momento ho capito che dovevo darmi da fare per riempire quelle parti di programma che non avrebbero svolto in classe. A me il programma piaceva! La scuola era stata messa in soffitta, come tutte le cose che si accantonano, per ragioni reali certo, però intanto mio figlio cresceva e non volevo trovarmi alla fine delle superiori a dirgli: “Non sai l’inglese? Per forza: non avevi l’insegnante abilitato, ma non è colpa mia, vai a dirlo alla Gelmini!”

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Non siate creativi: legateli e legatevi!

Leggendo questo post di MammaFelice avevo pensato di publicizzare l’iniziativa scrivendo un post creativo e un po’ sopra le righe per parlare di bambini e di sicurezza in auto.

L’ho perfino iniziato a scrivere, il post… ma poi tornando da scuola con Piccolo Furfante ho visto una mamma (una delle tante, ahimè!) con il bambino senza cinture sul sedile posteriore, intento a sporgersi dal finestrino. Allora mi sono arrabbiata. Mi sono arrabbiata come una iena! Ho cancellato quello che avevo scritto e mi sono messa qui a scrivervi con il cuore in mano.

Non voglio parlare in generale di perchè legare i bambini, dei pericoli che ci sono a lasciarli legati… e via dicendo! Penso che lo sappiano anche i sassi che se non si legano i bambini (ma anche tutti gli altri!) il rischio che rimangano uccisi o seriamente feriti è altissimo.

Non voglio parlarvi di questo, perchè oggi io voglio parlarvi di me!

Io sono stata uno di quei bambini che entrano nelle statistiche.Uno di quei bambini che sono stati fortunati perchè se la sono cavata con poco. Io me la sono cavata SOLO con una cicatrice di 10 cm (dall’orecchio al mento sinistro), un trauma cranico e un po’ di taglietti sparsi qua e là per tutto il corpo.

Penserete chissà a quale velocità andasse mia mamma (era lei che guidava) o che imprudenza abbia commesso perchè io finissi dritta in sala operatoria a farmi ricucire. Bè, direi che ha fatto ben poco perchè eravamo in centro città, in prossimità di uno stop ed in cerca di un parcheggio… Stavamo andando a passo d’uomo. L’unico errore è stato della macchina che a causa della pioggia, non si sa come, ha slittato e è andata dritta, invece di fermarsi allo stop. E’ stato un attimo e una macchina che viaggiava a forte velocità (lei si!) ci sperona. Prende in pieno la mia portiera. Io dell’impatto non ricordo nulla, ma mi è stato detto che vengo sbalzata contro il sedile anteriore – io ero seduta sul sedile posteriore senza cintura e senza seggiolino perchè allora non c’erano nè l’una nè l’altro – il vetro della portiera va in frantumi, un pezzo di lamiera mi prende il viso e mi taglia dall’orecchio al mento. Vetri ovunque, sangue ovunque.

Io non sento nulla, non ho ricordi di quegli attimi. Anche a ripensarci adesso, anche a raccontarveli non provo nulla: non sento paura o angoscia. L’impatto non me lo ricordo proprio. Ho rimosso tutto! Strana la mente umana.

Ma se immagino mia mamma, mi si accappona la pelle: lei illesa sul sedile davanti, che non si puo’ muovere perchè chiusa tra le lamiere. Lei ricorda tutto di quei momenti ed è lei che me li ha raccontati: si accorge che la macchina slitta, che non le risponde piu’, vede la macchina che arriva, il colpo, grida, poi il silenzio e la pioggia. Lei non mi sente piu’, mi chiama ma non le rispondo, cerca di girarsi e vede sangue tanto tanto sangue… il mio! Se penso a questo, mi viene la pelle d’oca! Se penso alla sua paura, alla sua impotenza.. allora si’ che mi si stringe il cuore!

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