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Ho trovato questa bella idea su uno dei miei blog preferiti: Chasing Cheerios. Si tratta dei palloncini sensoriali: palloncini riempiti di legumi, pasta, farina o materiale vario, utilizzati per affinare il tatto dei bambini, per stimolarli alla scoperta e alla manipolazione .
In realtà non è un’idea nuova: ho visto utilizzare sacchettini simili in molti nidi e spazi gioco, ma generalmente sono di tela. In questo caso, invece, si propone di crearli usando dei semplici palloncini. Questo accorgimento li rende veloci e facili da realizzare, risultano maneggevoli per le manine dei bambini, hanno colori molto vivaci e la sensazione tattile è molto piacevole, in quanto i palloncini si deformano facilmente, si modellano e prendono la forma che gli si imprime.
Costruirli è davvero semplicissimo.
Cosa occorre:
Come costruirli:
Con l’aiuto dell’imbuto riempite ogni palloncino del materiale prescelto. Due palloncini di colore diverso dovranno avere lo stesso contenuto. Lo scopo è quello di creare due gruppi di pallonicini: quelli dello stesso colore avranno tra loro contenuti diversi e si abbineranno ai palloncini di colore opposto, ma con il medesimo contenuto. Per semplificare: io ho creato 3 palloncini arancioni con ceci, farina e riso e 3 identici ma di colore blu.
Non occorre riempire troppo i palloncini: non devono, infatti, essere molto pesanti e devono stare comodamente nelle manine dei bambini. Ricordarsi di chiudere bene il palloncino con un nodo molto stretto, in questo modo si eviterà che il materiale esca quando si preme con forza sul palloncino.
Come li ho utilizzati.
Senza accennare nulla a Piccolo Furfante, ho lasciato i palloncini sul tavolo dei suoi giochi. Lui li ha subito notati, grazie anche ai loro colori vivaci e alla forma strana. Era molto incuriosito. Ha incominciato a maneggiarli, a modellarli, a farli cadere per terra per vedere se si rompevano e per capire che rumore facevano. Dopo un po’, mi ha chiesto cosa fossero.
Gli ho spiegato allora come li avevo realizzati, il perchè avevano colori diversi e che bisognava abbinare i palloncini che al tatto sembravano uguali. Ha voluto provare subito e, visto che i materiali che ho usato
sono molto differenti tra loro, non ha avuto nessuna difficoltà a trovare le coppie. Il gioco gli è piaciuto molto e ha voluto mostrarlo sia ai nonni che a Papà Ema, che ignaro di tutto, è rimasto un po’ confuso dalle sue spiegazioni (“Io ho i palloncini e sono uguali, ma sono diversi. E poi schiaccio così così e vedi sono uguali!” Chiaro, no??).
Alcune accortezze (ovvie, ma è sempre meglio specificarle!) dato che i palloncini vengono usati da bambini piccoli.
Quindi, come ogni gioco che contiene piccole parti, è più adatto a bambini un po’ grandicelli e, dato che io sono comunque sempre molto prudente, controllo ugualmente Piccolo Furfante anche se so che non ha l’abitudine di mettersi cose in bocca e che, di norma, è molto ubbidiente.
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Piccolo Furfante è nella fase :”Maaaaamma, mi piacciono i numeri”. Non perde occasione per contare qualsiasi cosa: ieri l’ho sorpreso a contare i pomelli del cassettone del bagno! Naturalmente fa un po’ di confusione: a volte alcuni numeri li confonde o li ripete più volte, sbaglia l’ordine o ne inventa di nuovi. Sorprendentemente li conosce meglio in inglese: un giorno a settimana all’asilo viene una maestra d’inglese madrelingua, che rimane tutta la giornata parlando solo in inglese. Ho saputo che fa divertire i bambini con simpatiche flastrocche su vari temi. Nelle ultime settimane la rima più gettonata è quella sui numeri con il risultato che Piccolo Furfante ricorda meglio i numeri in inglese che in italiano.
Era già da qualche giorno che riflettevo su questo, così ieri prima di andare a nanna, ho fatto una prova: insieme alla solita storia della buonanotte ho inventato una semplice filastrocca sui numeri (in italiano!!). Piccolo Furfante l’ha apprezzata molto, tanto che stamattina me l’ha richiesta, ma purtroppo ho avuto difficoltà a ricordare le rime giuste con grande disappunto di Piccolo Furfante (si sa che i bambini di quest’età amano la ripetitività e odiano i cambiamenti, soprattutto riguardo a cose che piacciono loro!).
Per non rischiare di dimenticare ancora le parole, ho deciso così di creare un piccolo libretto con questa semplice filastrocca con tanto di immagini e copertina. Ecco il modello che ho usato io.
Per costruire il libro servono solo colla, forbici ed una pinzatrice.
Una volta stampato il modello, ritagliare i fogli che compongono il libro lungo il perimetro. I fogli devono rimanere uniti a due a due. Piegare ogni foglietto a metà seguendo la linea divisora ed unendoli, poi, tra loro con la colla. Bisogna fare attenzione a far combaciare bene i bordi. Avrete quindi in mano 7 foglietti fronte retro ed una copertina. Incollate la copertina su un cartoncino rigido ed inserite dentro i fogli ripiegati, seguendo la numerazione in fondo alle pagine. A questo punto spillate tutti i fogli tra loro. Il libro è finito!
In rete ho trovato alcune filatrocche sui numeri molto carine:
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La “teoria dei rinforzi” è una teoria molto complessa che mi capita spesso di trattare durante i corsi che tengo a genitori ed insegnanti. Come ogni metodo educativo ha dei pro e dei contro che non devono essere sottavolutati. Come ogni metodo non è miracoloso. Mi capita spesso di sottolineare come in campo educativo non esistano formule magiche (purtroppo) e l’apprendimento di un comportamento non è mai veloce, facile e senza difficoltà.
Prima di tutto, è bene chiarire cos’è un rinforzo. Un rinforzo viene definito come una circostanza o evento piacevole che, seguendo un determinato comportamento, ne aumenta la ripetizione. In sintesi, il nocciolo della teoria è questo: se un comportamento (desiderato da noi adulti) viene rinforzato positivamente è più probabile che esso si ripeta e che, quindi, venga appreso e si consolidi all’interno del proprio bagaglio personale di azioni.
Esistono vari tipi di rinforzi: materiali (come cibo, regali, giochi…), sociali (apprezzamenti, lodi, riconoscimenti…), attivi (hobby, occupazioni interessanti o desiderate…), simbolici (oggetti che permettono l’acquisizione di altri per esempio punti premio). Più i tipi di rinforzi vengono variati e seguono il comportamento da rinforzare, tanto più sarà facile favorirne l’apprendimento.
Io personalmente, pur apprezzando il metodo, non ne sono una fanatica e ritengo che, pur valido, non se ne debba fare un uso smodato. Tra i suoi svantaggi vi è, infatti, quello di abbassare la motivazione intrinseca ovvero, detto più semplicemente, di spingere le persone a fare una cosa solo per ricevere il rinforzo e se questo manca, manca anche la spinta a mettere in atto il comportamento. Sono consapevole, però, che questo metodo può essere funzionale: ho visto molti colleghi utilizzarlo nelle classi con risultati davvero positivi. Una collega l’ha adottato addirittura durante la gestione della mensa e l’effetto è stato sorprendente. Anch’io l’ho usato occasionalmente e, quelle poche volte, ne sono rimasta soddisfatta.
Di norma non utilizzo rinforzi materiali come giochi o cibo, ma uso riconoscimenti come coccarde o badge ed attività che so piacevoli ed apprezzate (come giochi o momenti di attività libere). Costruisco delle tabelle (semplici, ma accattivanti) in cui risulta chiaro il comportamento che mi aspetto (di solito riguardano piccole azioni come il riordinare una stanza). Ogni volta che il comportamento viene messo in atto, faccio sì che la persona o le persone (a volte si tratta di gruppi di bambini) incollino sulla tabella un adesivo o facciano un disegno. Completata la tabella potrà o potranno avere un “premio”: una coccarda al valore, la lettura di una fiaba, un’uscita al parco…
La cosa che capita spesso è che i bambini sono così presi nel compilare la tabella che si dimenticano del premio finale.
Con Piccolo Furfante ho usato solo una volta questo metodo: quando doveva imparare ad usare il vasino all’asilo. Piccolo Furfante ha imparato l’uso del vasino a casa a 2 anni e impiegandoci solo due giorni. Come per ogni cosa, ogni bambino fa a sè e quello era il momento giusto per lui. Dato che ha imparato quando l’asilo era chiuso per le vacanze, al rientro a scuola Piccolo Furfante era un po’ disorientato e spesso capitava che, essendo l’unico della sua classe senza patello, non volesse andare in bagno con conseguente disastrose. Dopo averne discusso con le maestre, ho creato una piccola tabella in cui Piccolo Furfante potesse incollare, ogni volta che diceva alle meastre di dover andare in bagno, un adesivo dei Barbapapà (che lui adora!). Non era previsto nessun premio finale. Il solo poter incollare gli adesivi era per lui gratificante. Nel giro di 10 giorni il “problema vasino all’asilo” è stato risolto. Si divertiva però così tanto ad incollare gli adesivi, che siamo andati avanti comunque ad appiccicarli ogni giorno al rientro da scuola. Il gioco è durato finchè gli adesivi sono finiti.
Ho creato delle altre tabelle relative ad altri tipi di comportamenti come il lavarsi i denti, il vestirsi da solo, il riordinare… chissà magari tra un po’ mi potranno tornare utili.
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