Riordinando i miei vecchi appunti di lavoro, mi sono imbattuta in tante cartelle contenenti gli appunti e le slide per gli incontri che tenevo in Italia ai genitori e agli insegnanti.
Sono davvero tanti e trattano tanti temi diversi. Guardandoli li’ tutti in fila mi sono detta che era davvero un peccato che rimanessero a riposare nel mio computer. Sarebbero stati senz’altro piu’ utili, se ne avessi fatto un uso diverso. E cosi’ eccomi qui a scrivere questo post!
Oggi vi vorrei parlare di bambini ed autostima. Mi piacerebbe se potessimo confrontarci al riguado…
E’ meglio forse partire dal principio e definire cos’è l’autostima. Essa non è altro che l’atteggiamento che ciascuno di noi ha verso se stesso.
Essa è composta da 3 aspetti:
- uno cognitivo che riguarda le opinioni che ognuno di noi ha sul proprio aspetto fisico, sulle conoscenze possedute, sulla propria vita, sulle relazioni che intrattiene…
- uno emotivo che si riferisce a cio’ che si prova nei propri confronti
- uno comportamentale che riguarda come ci si comporta con se stessi
L‘autostima non è statica, ma varia nel tempo e quando si è piccoli è soggetta a notevoli fluttuazioni che interessano tante aree quante sono gli ambiti ritenuti importanti dalla persona. In generale potremmo suddividerli in 5 aree: il proprio aspetto fisico, il successo scolastico e quello sportivo, la famiglia e gli amici.
Solo durante l’età scolare il bambino ha una visione piu’ globale di sè e la sua autostima riguarderà il suo atteggiamento verso di sè in tutti questi ambiti messi insieme.
Prima di quest’età i bambini hanno una visione di sè piu’ spezzettata e la propria autostima sarà in un certo senso a “compartimenti stagni”: il giudizio sul proprio valore dipenderà dallo specifico ambito a cui si farà riferimento.
Quindi non c’è da stupirsi se un bambino piccolo potrà considerarsi fortissimo negli sport e scarsissimo in altri ambiti. Le mezze misure tra l’altro non fanno parte del bagaglio di competenze posseduto a quest’età!
Quando si puo’ parlare di bassa, alta o positiva e sana autostima?
Quando c’è una grande discrepanza in senso negativo tra il sè ideale (come vorremmo diventare) e quello percepito (come mi valuto) allora si avrà una bassa stima di sè.
Quando questa discrepanza è minima e basata su dati di realtà, l’individuo ha una positiva e sana autostima
Quando al contrario la percezione di sè è sovrastimata e questa coincide con il sè ideale (cioè con l’ideale a cui la persona aspira), allora si avrà un’eccessiva stima di sè.
I due estremi di questo continuum sono entrambi dannosi: nel primo caso le persone saranno insicure, impacciate, ansiose, si sentiranno inadeguate e in balia di persone e situazioni; nel secondo caso non riusciranno ad accettare i propri errori e vedere oltre il proprio punto di vista, saranno perfezionisti all’eccesso e tenderanno ad incolpare gli altri o il destino per le proprie mancanze.
Avere una positiva e sana autostima invece vuol dire sapere percepirsi in modo realistico,conoscere i propi punti di forza e di debolezza, valorizzando i primi e tenendo sotto controllo i secondi nel tenativo di un miglioramento continuo. Vuol dire essere consapevoli di cio’ che dipende da noi e cio’ che è da imputarsi alla situazione o ad altri.
La questione ora si sposta su come far crescere i nostri figli con una sana e positiva stima di sè. Per prima cosa bisogna tenere a mente che non dipende solo da noi: ogni influenza esterna, che è ritenuta significativa per il bambino (genitori, nonni, parenti, maestri, amici…), gioca un ruolo importante ed inoltre è il bambino stesso che sceglie il proprio modello a cui far riferimento (il famoso sè ideale).
Vediamo pero’ cosa noi genitori, potremmo fare nella quotidianità:
- saper ascoltare e accogliere i pensieri e le emozioni dei bambini sia positivi che negativi in modo da insegnare loro come poterle affrontare al meglio
- creare situazioni di successo in cui il bambino potrà sperimetare le proprie capacità . Bisognerà quindi pensare a situazioni con il giusto grado di difficoltà e offrire ai bambini il giusto grado di aiuto: non troppo nè troppo poco.
- creare un ambiente stimolante dove le difficoltà e gli ostacoli possano diventare sfide
- stimolare gradualmente l‘autonomia per rendere il bambino sicuro di poter contare sulle proprie capacità
- dare feedback positivi soffermandosi pero’ sullo sforzo piu’ che sul risultato e comunque non enfatizzando troppo la prestazione
- vivere lo sbaglio senza drammatizzare e soprattutto come un momento di apprendimento
- affrontare in maniera positiva e costruttiva le azioni sbagliate, ricordandoci sempre che cio’ che è sbagliato non è il bambino, ma il comportamento.
- avere per primi una buona immagine di sè. Ricordiamoci che il buon esempio conta piu’ delle parole! Vivere con persone che possiedono una positiva immagine di sè, che non drammatizzano gli errori cercando da imparare da questi, che cercano di migliorarsi, che affrontano gli ostacoli con la giusta preoccupazione e che non temono di esprimere i propri sentimenti, offrono ai bambini un valido esempio da seguire.
Non dimentichiamo infine che l’autostima, come dicevamo sopra, non è qualcosa di statico: c’è sempre modo e tempo per lavorarci sopra!
Per chi volesse approfondire l’argomento, ecco qui un po’ di libri interessanti:
- Anderson E., Redman G., Rogers C., “Come sviluppare l’autostima del bambino”, RED
- Dolto F., “Come allevare un bambino felice”, Oscar Mondatori
- Goleman D., “Intelligenza Emotiva. Che cos’è, perché può rendere felici”, Rizzoli
- Gottman J., “Intelligenza Emotiva per un Figlio. Una Guida per i Genitori”, Rizzoli
- Laniado N., “Il bambino sicuro”, Gribaudo,
- Poli O., “Né asino né re”, San Paolo
- Santagostino P., “Come crescere un bambino sicuro di sé”, RED
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